Domenica

Oggi ho deciso di postare il primo racconto "racconto" che ho scritto nella mia vita. In realtà, avevo scritto altri raccontini prima di questo, un paio alle elementari e almeno uno alle medie, però non riesco a considerarli con serietà.
Questo racconto, che è stato scritto per un compito in classe di italiano quando ero in seconda superiore (tema libero: scrivete un racconto. Mi è sembrato una cosa meravigliosa, quando ci è stato assegnato. Me lo ricordo ancora come se fosse accaduto l'altro ieri, invece che quasi diciassette anni fa), è il mio primo vero racconto con atmosfere horror. E' assurdo, scritto male, incoerente, semplicistico come può essere un lavoro fatto da una quindicenne senza alcuna nozione di scrittura creativa, ma devo dire che nonostante tutto ha un alone onirico che conserva un certo fascino ancora adesso. E poi non posso non amarlo, è come un figlio per me, gli vorrò sempre bene. Con questo lavoro ho poi partecipato ad un concorso di prosa e poesia, che veniva fatto annualmente nel mio istituto, ed è arrivato primo nella prosa, per cui è stato incluso in una micro raccolta e sono finita sul Resto del Carlino con una bella foto della mia espressione estasiata. Insomma, ho avuto il mio primo (e penultimo) momento di gloria come scrittrice.
Ma ora basta, bando alle ciance. Eccolo qui.


DOMENICA
“Allora noi usciamo, Michelle. Mi raccomando, fate i bravi.”
“Certo, papà!” Gli sorrisi, grata per la dimostrazione di fiducia nei miei confronti. Rispose al mio sorriso, anche se con un’ombra di preoccupazione nello sguardo.
“E’ la prima volta che ci strappi il consenso di far venire i tuoi amici a mangiare qui a casa, mentre noi non ci siamo. Come tu ci sia riuscita non l’ho ancora capito, ma fai in modo che non ce ne dobbiamo pentire, ok?”
“Certo, papà!”, ripetei con un sorriso ingenuo stampato sul volto.
“Bene, spero che tu abbia ascoltato almeno una parola di quello che ti ho detto. Ci vediamo stasera.”
Probabilmente sarebbe rimasto molto volentieri ancora qualche momento, in modo da spiegarmi più dettagliatamente cosa volesse dire rimanere a casa da soli, con degli amici, per una giornata intera, ma la mamma, dal basso, stava suonando il clacson da circa cinque minuti, e c’era il rischio che qualche vicino, disturbato nella pace della domenica mattina, le tirasse dietro i soprammobili.
Gli lanciai un saluto mentre lui già correva giù per le scale, urlando “sto arrivando” alla mamma, che però continuava a suonare il clacson come se niente fosse.
Qualche secondo dopo, una violenta sgommata mi indicò che erano partiti.
Finalmente ero sola.
Mi precipitai in camera ed accesi lo stereo a volume massimo. Davano della musica bellissima, piena di ritmo.
Andai in sala da pranzo movendomi a tempo e cominciai a preparare la tavola, in modo da avere poi tutto il tempo per prepararmi.
Il pranzo si prospettava delizioso: spaghetti con le vongole, pollo arrosto con patate al forno, frutta mista e, per finire in bellezza, torta fatta in casa, degna dei migliori ristoranti. Ci avevo lavorato ore il giorno prima, in modo che fosse tutto perfetto. Mi sentivo una provetta padrona di casa.
Finiti i preparativi, avevo molto tempo ancora a disposizione, quindi mi immersi in un bel bagno bollente e profumato, dove mi rilassai per un’ora circa.
Infine, dopo essermi asciugata e vestita, uscii sulla terrazza: i miei amici sarebbero arrivati a momenti.
Chiusi gli occhi per un attimo ed inspirai una profonda boccata d’aria.
Una brusca frenata mi fece sussultare. Aprii gli occhi: erano arrivate due moto che trasportavano un ragazzo ed una ragazza ciascuna. I miei ospiti.
Parcheggiarono le moto in garage e poi, con la stessa delicatezza di quattro cuccioli di elefante, corsero su per le scale.
La prima a comparirmi davanti fu Alessandra, seguita da Luca, Simona e Nicola. Anche loro, come me, erano studenti, ragazzi normalissimi con i classici problemi dell’adolescenza.
Nei loro occhi, come nei miei, ancora si leggeva solo allegria e spensieratezza.
Dopo aver fatto gli onori di casa, portai in tavola gli spaghetti, mentre i ragazzi prendevano posto.
Il pranzo passò velocemente, tra pettegolezzi e risate: tutto era perfetto, proprio come lo avevo immaginato.
Il programma per il pomeriggio era di guardare un film mangiando popcorn. Lo facevamo spesso. Niente finora faceva presupporre ciò che sarebbe accaduto.
Notai quell’uomo mentre riponevo i piatti sporchi nel lavello.
Buttai un’occhiata fuori dalla finestra e lo vidi: era un uomo alto e magro, con capelli castani e ricci. Non ricordo come fosse vestito.
Si trovava nel cortile e voltava le spalle alla casa, fissando un punto oltre il campo incolto che si estendeva dietro casa mia. Non si muoveva. Quando lo vidi, un brivido mi percorse la schiena. Non sapevo perché, ma lo temevo.
In quel momento, squillò il telefono e io corsi a rispondere: mia madre. Le dissi subito cosa avevo visto.
“Un uomo?” fu la sua risposta “Gli hai chiesto cosa vuole?”
“No mamma… mi fa paura!”
“Va bene, ascolta: tu e i tuoi amici state in casa e non aprite a nessuno. Noi veniamo subito, stai tranquilla.”
“Grazie mamma. Ti voglio bene”
“Anch’io te ne voglio, tesoro!”
Dopo aver chiuso la telefonata, per un po’ cercai di dare retta al consiglio di mia madre. Non dissi niente agli altri. Poi, però, la curiosità ebbe la meglio. Andai alla finestra della cucina e bussai più volte.
Dapprima, l’uomo non si mosse, come se non potesse sentirmi. Improvvisamente, si voltò e mi guardò.
Aveva una faccia lunga e scura ed uno sproporzionato naso bianco.
Ma la cosa peggiore erano gli occhi. Non riuscivo a capire come fossero fatti, sembravano in un continuo turbinio. Provai un senso di orrore e fuggii.
Tornai in sala da pranzo con gli altri e, terrorizzata, raccontai ciò che avevo visto.
I ragazzi mi dissero che sicuramente non c’era niente di cui aver paura, di certo avevo preso un abbaglio, probabilmente si trattava semplicemente di un contadino, ma le ragazze invece si spaventarono dopo aver ascoltato il mio racconto.
Dopo venti minuti circa, decisi di tornare in cucina per vedere se era ancora lì. C’era.
Stavolta però non feci nulla, i miei genitori sarebbero arrivati a breve.
Lui era ancora immobile e guardava il campo. In quel momento, arrivarono i miei genitori.
Scesero dalla macchina e si avvicinarono all’uomo, che si voltò lentamente verso di loro.
Corsi verso la porta d’entrata, volevo raggiungerli.
Mentre stavo aprendo la porta, un urlo acuto di paura risuonò nell’aria. Mi bloccai sull’uscio con il sangue gelato nelle vene.
Guardai i miei amici. Mi stavano fissando terrorizzati.
Con il cuore in gola, attesi altri rumori, un altro urlo… qualcosa, insomma, ma niente. Intorno a me regnava il silenzio totale.
Mi decisi ad andare a vedere cosa fosse successo, ma non riuscivo a muovermi. I miei amici restavano seduti e mi fissavano. Sembravano statue di cera.
Finalmente mi convinsi ed andai alla finestra della cucina.
Guardai fuori e urlai. Urlai a lungo di dolore e disperazione.
L’uomo con i capelli ricci era là, nel cortile, in piedi, ed aveva le mani sporche di sangue… ma non solo le mani: ovunque era stato spruzzato con il sangue. Aveva un lungo coltello nella mano sinistra.
Ai suoi piedi c’erano i corpi dei miei genitori. Le teste, però, erano saltate a qualche metro di distanza.
Il volto di mia madre si vedeva molto bene: era ancora contratto in una espressione di folle paura. Forse fu uccisa per ultima.
Quando urlai, l’uomo si voltò verso di me e mi sorrise. A quel punto, capii che per me era finita: ora sarebbe stato il mio turno.
Per un attimo solamente, la vista mi si annebbiò e mi sentii sprofondare in uno stato di semi incoscienza. Dovetti reggermi alla maniglia del frigorifero per non finire a terra.
Il cervello sembrava dovesse scoppiarmi da un momento all’altro, tutti gli arti mi si erano irrigiditi… credevo di impazzire, ma tutto tornò alla normalità d’un colpo quando mi accorsi che lui aveva cominciato a camminare. Non potevo, non dovevo lasciarmi andare. Non pensai più ai miei genitori, ma a me ed ai miei amici.
Se avessi ceduto, per noi sarebbe stata la fine. Senza esitare, corsi in sala da pranzo.
Simona ed Alessandra stavano piangendo per la paura, Luca e Nicola le stringevano fra le braccia senza capire cosa stesse succedendo, pallidi e tesi.
Non ero per niente sicura che potessero resistere, se avessero saputo quello che era accaduto, ma non potevo fare altro che dirglielo, non avevo altra scelta.
“Li ha… uccisi… ha ucciso i miei genitori e adesso sta venendo qui!”
Vidi le facce dei quattro contrarsi. Parlai di nuovo prima che avessero il tempo di realizzare fino in fondo ciò che avevo detto.
“Non possiamo farci prendere dal panico, non possiamo permettercelo… sta venendo a prendere anche noi e dobbiamo difenderci”
Rimasi stupita di quello che successe: le ragazze smisero di piangere e, in silenzio, vennero da me, seguite dai ragazzi.
Con voci tremanti e stridule, mi chiesero cosa potevamo fare.
“Dobbiamo usare le uniche armi che abbiamo a disposizione: i coltelli”
Lanciai un’occhiata alla porta d’ingresso e mi ricordai improvvisamente che c’erano le chiavi sulla toppa. Per quell’assassino sarebbe stato come un’invito a pranzo entrare in casa.
Dissi agli altri di cercare in cucina i coltelli più grandi di cui disponevo, mentre io avrei staccato le chiavi.
Aprii la porta e mi venne voglia di piangere. Qualche tempo prima, mio padre aveva avuto la bella idea, a suo parere, di studiare una chiusura di sicurezza per la porta. Questa consisteva in un pezzo di ferro che fuoriusciva dal legno della porta, passava attraverso il portachiavi e si avvitava ad un altro che si piantava dalla parte opposta.
Mio padre sosteneva che in questo modo i ladri avrebbero avuto difficoltà a rubare le chiavi che venivano dimenticate sulle porte. Era infatti un po’ di tempo che, nella nostra zona, i ladri prendevano le chiavi che rimanevano sulle toppe per poi rapinare da cima a fondo le case non appena lasciate incustodite. L’idea di mio padre forse era anche buona, ma il sistema applicato lasciava di certo a desiderare. Non glielo dissi mai, ma a mio parere quel “coso” non serviva proprio a nulla.
Tutto sommato, comunque, io non ero mai riuscita a sciogliere l’intreccio dei due pezzi di ferro, e prendere dunque le chiavi.
Fu per questo motivo che mi vennero le lacrime agli occhi. Se non c’ero mai riuscita prima, ero dunque spacciata?
Decisi di contare sulla forza della disperazione. Tentati di sollevare la mano destra e disfare l’intreccio, ma non voleva rispondere ai miei comandi. Semplicemente, non riuscivo a muoverla e mi faceva malissimo. Reumatismi, diceva mia madre, ma quello non mi sembrava proprio il momento più opportuno per un attacco reumatico.
Provai ad agire sulla serratura con la mano sinistra, con scarsi risultati.
Sentii un miagolio e mi voltai: fuori dalla porta a vetri c’era il mio gatto nero che voleva entrare. Stavo per aprirgli, quando sentii dei passi sulla ghiaia, sotto la scala: stava arrivando.
In preda al panico, iniziai a prendere a calci il portachiavi. Quando udii il primo passo per la scala, riuscii a romperlo. Le chiadi caddero a terra rumorosamente.
Le calciai dentro casa e chiusi la porta sbattendola.
Rimasi un momento in ascolto, ma non udii altri passi sulla scala.
“Abbiamo trovato solo questi quattro” disse una voce roca alle mie spalle, facendomi sussultare. Mi voltai di scatto. Era Alessandra, pallida e con il viso rigato di lacrime, che reggeva in mano quattro aguzzi coltelloni da carne.
Con mani tremanti, ne presi uno per me, uno lo lasciai a lei, e gli altri li passai a Simona e Nicola.
“E io… cosa faccio?”
Luca era davanti a me, disarmato, e mi guardava con occhi impauriti e vuoti.
Sulle prime non seppi cosa dirgli, poi mi venne un’idea e corsi in bagno.
Un momento dopo tornai da lui “Tieni” dissi, e gli porsi un paio di affilatissime forbici da barbiere.
“Mi dispiace, io… Sono stata io a coinvolgervi in tutto questo, e adesso non so fare altro che darti delle forbici…”
Gli porsi il mio coltello, ma Luca scosse la testa dicendo “Penso che a te servirà di più. Credo sia solo tu quella che Lui vuole, adesso…”
“Ma perché…” iniziai, quando all’improvviso i passi sulla scala ricominciarono, più veloci, e ci zittimmo tutti.
Ci nascondemmo a fianco della finestra della sala da pranzo, che dava sulla scala.
Sentii dentro di me che l’uomo era oltre quella finestra, e guardava dentro. Ne ero certa, e anche gli altri lo sapevano.
Non respiravamo.
Pensai al mio gatto, che era ancora là fuori, ed ai miei genitori…
Chiusi gli occhi per un momento e strinsi forte l’impugnatura verde del mio coltello.
Quando riaprii gli occhi, non capivo dove mi trovavo. Poi riuscii a realizzare: ero in camera mia, nel mio letto, in un bagno di sudore.
Era stato tutto solo un brutto incubo!
Ma come era possibile? Era tutto così realistico… ne fui comunque sollevata e felice.
Mi alzai, e stavo andando a fare colazione, quando guardai sul mio comodino. C’era un grosso coltello sporco di sangue, con l’impugnatura di colore verde.
Svenni.

Ragazzi perduti

The last fire will rise
Behind those eyes
Black house will rock
Blind boys don't lie

Immortal fear
That voice so clear
Through broken walls
That scream "I hear"

Cry little sister
(Thou shall not fall)
Come, Come to your brother
(Thou shall not die)
Unchain me sister
(Thou shall not fear)
Love is with your brother
(Thou shall not kill)

The masquerade
Strangers will come
When will they learn
This loneliness

Temptation heat
Beats like a drum
Deep in your veins
I will not lie to

little sister
(Thou shall not fall)
Come, come to your brother
(Thou shall not die)
Unchain me sister
(Thou shall not fear)
Love is with your brother
(Thou shall not kill)

My Shangri-La
I can't forget
Why you were mine
I need you now

Cry little sister
(Thou shall not fall)
Come, Come to your brother
(Thou shall not die)
Unchain me sister
(Thou shall not fear)
Love is with your brother
(Thou shall not kill)


Gli Aiden hanno rifatto Cry Little Sister, la colonna sonora di Lost Boys (in Italia uscito con il titolo "Ragazzi perduti"), mitico film horror da adolescenti (oddio, horror è una parola grossa), perchè sta per uscire il remake.
Guarderò di certo la nuova versione, e sono certa che piazzeranno effetti speciali spaventosissimi a destra e a manca, però il film originale rimarrà per sempre nel mio cuore, l'ho amato tantissimo e ha segnato la mia gioventù, non c'era inverno in cui non lo rifacessero su Italia 1, lo so praticamente a memoria. Casualmente, mi è capitato di rivederlo su Sky qualche mese fa.
Rendo omaggio a questo film e al suo splendido tema musicale (devo dire che la versione degli Aiden, oltre a farmi felice visto che una delle mie band preferite è ora associata a un film a cui ho voluto e voglio tanto bene) mettendo la cover qui come sottofondo del blog (tra l'altro, ci sta benissimo). Non dovesse funzionare il player (va a momenti),
qui la potete ascoltare.




(qui si può invece apprezzare la versione originale di Gerard McMann)

La notte può essere molto lunga

Hold on, Hold on tonight love
We'll sleep forever
Hold on, hold on tonight love
We'll sleep forever
Hold on, hold on tonight love
Close you eyes
Hey, call the angels. This razor blade was meant for me
Hey, call the angels. We'll mutilate insanity

The Haunting

Voglio rivedere questo film, chissà che non mi aiuti ad entrare nella giusta atmosfera


Ritagli di tempo


Un caffè, il tavolino di un bar, qualche decina di minuti liberi prima del lavoro, un pò di tranquillità. Basta davvero poco per prendere in mano carta e penna e buttare giù qualche riga.

In teoria.

In pratica, di solito il bar in questione è zeppo di bambini urlanti, manager rampanti che ciarlano al cellulare, crocchi di impiegate che spettegolano sulla minigonna della nuova arrivata. Il caffè bisogna berselo appoggiati al bancone del bar, e se per miracolo si trova invece un tavolino libero, di sicuro ormai l'ispirazione se n'è andata a farsi un giro. Ma tanto il problema non si pone, perchè il tempo scarseggia e bisogna già correre al lavoro.

Stamattina invece non è andata così. Stamattina sono arrivata al bar con mezzora di anticipo rispetto all'inizio del turno. Era tardi per cui non c'erano altri avventori. Ho avuto immediatamente il mio caffè americano bollente, mi sono accomodata al tavolino vicino alla finestra, e nel giro di un paio di minuti avevo già trovato l'ispirazione necessaria per riprendere in mano il racconto che ormai giaceva dimenticato da più di due settimane nella mia borsa.

Certo, in mezzora non ho scritto granchè, è naturale. Però mi sono sbloccata, e questo è il punto chiave. Ora trascriverò sul pc quanto prodotto, e così se tutto va bene entro stasera un paio di pagine spero di averle buttate giù. Da qualcosa bisogna pur cominciare...

Retrocognizione, infestazione di edifici, psicosopia, impregnazione psichica...........


Sto cercando di legare diversi fenomi paranormali di questo tipo in un racconto che è via di sviluppo. Ancora non so bene come, però ho un'idea in mente che devo riuscire a sviluppare decentemente. Nel frattempo, sto facendo qualche ricerca in rete





Retrocognizione: Il termine retrocognizione significa semplicemente chiaroveggenza nel passato.Può presentarsi in vari modi, tutti sperimentati:- soggetti sotto ipnosi hanno raccontato di intere giornate di altre persone e in questi casi potrebbe trattarsi semplicemente di telepatia tra i soggetti;- altre volte la retrocognizione può verificarsi come descrizione della storia di un oggetto (induttore) che nelle mani di un sensitivo rilascia la storia che ha alle spalle. In questi casi parliamo di chiaroveggenza tattile;- ennesimo modo è il verificarsi di una visione di eventi passati nell'ambiente dove il sensitivo in quel momento si trova.In numerosi casi un oggetto può rappresentare un "appoggio" per raggiungere lo stato psicologico adatto.Entrando nel nucleo della questione, dopo numerose ipotesi, come è normale quando si studiano i fenomeni paranormali, quella più accreditata sembra essere la teoria spiritista:un oggetto o un fatto lascerebbero dietro di se delle tracce immateriali legate alle persone o ai fatti accaduti.Seguendo questa ipotesi, il passato continuerebbe ad esistere come esisterebbe già il futuro sulla traccia del primo (Corrispondenza universale di Jung). (fonte: Paranormale.com )

Impregnazione psichica: Il medico americano Joseph Rhodes Buchanan affermò nella metà del secolo scorso: "...il passato è sepolto nel presente."Questa affermazione a distanza di tanti anni fa ancora riflettere: tutto ciò che avviene ed è avvenuto lascia traccia nelle cose e questa teoria potrebbe essere alla base di numerosi fenomeni paranormali quali anche le apparizioni di defunti.Successivamente il geologo Denton fu certo di poter correggere la teoria del professor Buchanan ed affermò che "... il passato non è sepolto nel presente ma vive in esso e può essere letto con la stessa esattezza con la quale un osservatre dell'epoca ha potuto assistere all'evento in questione!" e continua dicendo: "... non si può entrare in una stanza di giorno e di notte senza lasciare dietro di se una scia, una traccia del passaggio nelle cose che sono in quella stanza.". (fonte: Paranormale.com )
Secondo tale teoria, alcuni individui sarebbero portatori inconsapevoli di una particolare energia psichica molto forte. Quando tali individui si trovano a vivere eventi particolarmente violenti dal punto di vista fisico e/o psicologico (una ingiustizia, una crudeltà, una morte violenta o improvvisa, per esempio), tale energia troverebbe sfogo esternamente, andando ad impregnare, come fosse una spugna, la materia tutt’attorno. In seguito, anche dopo la morte dell’individuo e dunque la scomparsa della fonte primaria di tale energia, l’ambiente, i luoghi e gli oggetti, continuerebbero a conservare parte di tale energia e, come ripetitori televisivi, a trasmetterla continuamente. Strettamente collegata alla precedente è la teoria formulata da Peter Underwood e Hermann Wilkins, dell’università dell’Ohio. Secondo tale teoria, i fantasmi altro non sarebbero che immagini provenienti dal passato. Secondo i due ricercatori, in particolari condizioni fisiche ambientali, si creerebbe una sorta di temporaneo “buco temporale”, che permetterebbe di vedere nel passato per pochi secondi. Tale teoria spiegherebbe, ad esempio, perché i fantasmi sarebbero in grado di attraversare porte chiuse o muri: dove ora ci sono tali barriere, in passato, “la via era libera” e gli uomini, le immagini dei quali torniamo momentaneamente a vedere, potevano muoversi liberamente (fonte: Dal tramonto all'alba )

Infestazione: Con questo termine si intende una manifestazione spontanea di fenomeni paranormali vari (che si producono anche in assenza di medium), che sembra essere legata al luogo e che può perdurare nel tempo.La fenomenologia è quanto mai varia e può andare dalle apparizioni ai raps, dai movimenti di oggetti a fenomeni sonori di vario tipo: a volte può presentare più tipi di fenomeni mentre altre volte un solo tipo di fenomeno che regolarmente si ripete.Errore tipico in cui si incorre durante un caso simile è confondere un caso d'infestazione con un caso (assai simile ma fondamentalmente diverso) di poltergeist. Ennesima distinzione e' il caso d'infestazione dal caso di psicoscopia durante il quale persone sensitive hanno visioni o percepiscono voci o suoni.
Possiamo certamente suddividere i casi d'infestazione in due tipologie principali:
MECCANICO: in cui le manifestazioni d'infestazione si ripetono continuamente sempre allo stesso modo indipendentemente dai presenti.
INTELLIGENTE: manifestazioni appunto a carattere intelligente fino al punto di stabilire comunicazioni varie con i testimoni. Possono comunque contenere anche manifestazioni di tipo meccanico.
Allo stesso modo potremmo catalogare le ipotesi principali che tentano di spiegare in modi diversi i casi di infestazione:1° ipotesi - il fantasma infestante rappresenta lo spirito di un defunto che per qualche motivo non si è reso conto di essere morto ed è per questo che vaga in attesa di ritornare in vita.2° ipotesi - il defunto è consapevole di essere trapassato ma non riesce a liberarsi delle vicende a cui era legato in vita: la cosa è incentrata su avvenimenti per cui lo spirito inquieto prova rancore, rimorsi o rimpianti.3° ipotesi - l'infestazione di uno spirito rappresenterebbe un mezzo di comunicazione attraverso il quale il predetto spirito cerca di avvertire i viventi di qualcosa: pericolo vicino, morte in arrivo, ecc.Proprio a questa terza ipotesi potrebbe collegarsi un episodio abbastanza conosciuto, risalente al 1858 (circa): il fisico scozzese David Brewster e sua figlia furono ospiti dei coniugi Stirling. Dopo un'intera notte di rumori strani la signorina Brewster uscì dalla sua camera da letto scorgendo una figura femminile che additava la porta della camera da letto dei coniugi Stirling. Questi quando gli fu riferito, rimasero molto turbati poichè secondo una antica leggenda, quel fantasma era sempre apparso solo per preannunciare una morte imminente. Fu così che nello stesso anno, durante la rivolta dei Sepoy, i coniugi Stirling morirono in India.
4° ipotesi - il Myers avanzò l'idea che le apparizioni possano essere sogni materializzati o comunque trasmissioni telepatiche verso i viventi.5° ipotesi - ultima ipotesi potrebbe porre l'immagine del fantasma infestante come impronta psichica (o proiezione mentale): praticamente una proiezione mentale del fantasma quando era ancora in vita, da mantenere la ripetizione della sua materializazione nel tempo.
Ci sono comunque casi limite in cui si incrociano infestazioni, sogni e vicende di tutti i giorni: il caso di un fantasma che venne visto dalla padrona di una casa in affitto e che il giorno seguente rivide materializzato in una signora che chiedeva di fittare l'abitazione che stranamente aveva sognato la notte precedente. (fonte: Paranormale.com )

Psicosopia: Fenomeno che permette ad un sensitivo che entra in contatto tattile con un oggetto, di percepirne la storia e gli eventi a cui è stato presente: quindi è sempre un fenomeno di retrocognizione ove l'oggetto in questione rappresenta un oggetto induttore.Deriva dal greco psychè = anima - psiche e da skopèin = vedere ed è stata introdotta in sostituzione del termine psicometria risalente al 1842.Il fenomeno fu scoperto per caso nel 1840 dal neurologo Joseph Rhodes fautore della frase "Il passato è rinchiuso nel presente...".Il Rhodes scrisse anche alcune opere sull'argomento che attrassero l'attenzione di un geologo di Boston, il prof. William Denton che unì le teorie del Rhodes con ciò che accadeva alla moglie quando si trovava in contatto con vari minerali. La donna infatti, al contatto con questi minerali presentava una sensitività che le permetteva di ricostruire fenomeni geologi nei quali erano stati coinvolti i minerali che aveva dinanzi.In Italia esperimenti sulla psicoscopia vennero condotti dal prof. Francesco Egidi e dal dott. Piero Cassoli.
Un posto d'onore è occupato dalla cosiddetta piscoscopia d'ambiente, dove l'oggetto induttore è l'intero ambiente in cui si ritrova il medium.Facili gli esempi come i nitriti di cavalli e i frastuoni di guerra che ancora qualche sensitivo ode sul campo di battaglia di Maratona.Tantissime ipotesi sono state avanzate ma normalmente poi si ritorna sempre alla teoria dell'impregnazione per poi scarlarla.Altre teorie meno accreditate sono un contatto telepatico tra il sensitivo e qualcuno che anche se non presente all'esperimento, conosce la storia dell'oggetto induttore, o ancora ad una memoria universale, all'inconscio collettivo, al serbatoio cosmico, etc. (fonte: Paranormale.com )

Poltergeist: Con il termine Poltergeist (termine tedesco che vuol dire spirito chiassoso, rumoroso) indichiamo tutti quei fenomeni incentrati in particolare nei movimenti di oggetti, rumori, fuochi, voci umane, pioggia di sassi più una grande quantità di modifiche nell'ambiente circostante. Questa fenomenologia paranormale viene altresì indicata con la sigla RSPK e cioè Psicocinesi Spontanea Ricorrente ed è uno di quei fenomeni ancora oggi conteso tra chi ne teorizza le origini spiritiste e chi quelle parapsicologiche.
Cosa che in quasi tutti i casi di RSPK sembra emergere è una sorta di "mente-regista" che sprigiona (attraverso azioni deleterie) la completa volontà di fare del male, di offendere.
La numerosa casistica ha permesso di individuare determinati fattori specifici dei casi di RSPK:
- strani rumori: battiti, pichiettii, fruscii;
- spostamenti e/o sparizioni di oggetti;
- apparizioni di scritte o disegni su pareti, mobili, carta;
- distruzione di oggetti;
- allineamento di oggetti;
- apparizioni di pozze d'acqua;
- fuochi;
- sensazione di essere spinti da una forza invisibili
. (...)
Tra gli studiosi della materia si è raggiunta una sorta di concordanza nel ritenere più certe di altre delle ipotesi che altre:il fenomeno dei poltergeist si manifesterebbe nella maggior parte dei casi tramite un soggetto riconducibile a quell’ambiente o perchè abitante dello stesso o perchè lo frequenta assiduamente. L'identikit di un soggetto "portatore involontario" di un poltergeist è nella fase pre-puberale (nelle donne può accadere nel periodo delle prime mestruazioni) con problemi sociali/familiari o comunque con turbe emotive che lo porterebbero a sviluppare energia psicocinetica. Queste situazioni tese, in un adolescente, possono provocare il fenomeno poltergeist in quanto i soggetti non riuscirebbero a sfogare queste tensioni interne irrefrenabili. Il soggetto diventa il fulcro delle manifestazioni che vanno scemando in maniera concentrica quanto più ci si allontana dal soggetto.Si tratta "semplicemente" di un fenomeno di psicocinesi involontaria che dà luogo a manifestazioni psicocinetiche involontarie invece di dar luogo a sintomi o sogni e che va a scomparire con l'avanzare dell'età e/o con il superamento di problemi legati alla sessualità del soggetto.C'è da dire comunque che si sono verificati casi di "agenti poltergeist" in età adulta che avevano problemi psicologici comunque legati all'infanzia ed alla pubertà.Andrew Green, eminente “cacciatore” di fantasmi britannico, affermò che i fenomeni poltergeist hanno invariabilmente origine da stress, traumi e disturbi mentali di chi li subisce.(fonte: Paranormale.com )
I fenomeni o, in un' ottica parapsicopatologica, i sintomi con cui si manifesta possono essere: improvvise cadute a terra d' oggetti, loro spostamenti o voli; lampade, fornelli o radio che si accendono e si spengono da soli; suoni percussivi: battiti e tonfi, rumori che si avvertono nei mobili o nei muri; quadri che precipitano dalle pareti o che ruotano, squilli di campanelli, bicchieri e piatti che vanno in frantumi, finestre e porte che si aprono e si chiudono da sole, guasti all' impianto elettrico, incendi, etc... il tutto, ovviamente, senza origine fisica accertata. E' raro che episodi di poltergeist si protraggano oltre i due mesi. Fenomeni di anomalie cinetiche di questo genere sono tutt'altro che rare: un interessante elemento osservato già dai primi pionieri della ricerca psichica, è che questi fenomeni paiono prodursi come se una mente intelligente li guidasse; una mente intelligente mossa dalla rabbia, da una volontà di rivalsa, in preda ad un raptus furioso. (...) Psicologi, psichiatri e parapsicologi che in prima persona si sono occupati di casi di RSPK, spostando la loro attenzione dal fenomeno in sé all' ambiente nel quale si presenta, hanno definito oppressivo e limitante il clima psicologico nel quale l' agente focale vive. I fenomeni RSPK compaiono in momenti in cui erano avvenuti nella famiglia cambiamenti e/o problemi che potevano avere influito sull' agente focale. I seguenti eventi ansiogeni connessi all' RSPK: l' insorgenza del fenomeno compare quando la persona focale e la famiglia si trasferiscono in un altro luogo, quando essa è ammalata o sottoposta a insolite tensioni psicologiche, quando un genitore o un' altra persona significativa sono lontane da casa, oppure l' RSPK comincia immediatamente dopo la morte di un parente o di un amico. (...) Ogni evento paranormale s'iscrive all'interno di un Sistema Fenomenico Paranormale, "questo perché i fenomeni psi rappresentano la risultante finale, cioè l' effetto, di un complesso processo interattivo che si realizza tra parti, o elementi, o unità di sistemi diversi", aggiungendo che "ogni rapporto interattivo realizza nel soggetto un evento informativo; acquista cioè la connotazione di una comunicazione significativa", inoltre, riguardo specificatamente il poltergeist: "proprio in funzione della sua forte connotazione di interazione sociale, ritengo che possa essere considerato un vero e proprio evento di comunicazione non verbale ad estrinsecazione extracorporea". (fonte: Dal tramonto all'alba )

Appunti di un sogno

Stanotte ho avuto un barlume di coscienza e, riemergendo all'improvviso dal sonno in cui ero sprofondata, mi sono resa conto che stavo sognando di scrivere un romanzo. Ho cercato di riaddormentarmi al più presto, per tentare di rientrare nel sogno e non perdere il filo della trama.

Purtroppo, questa mattina il risveglio è stato troppo rapido e brutale, e il sogno ed il suo contenuto è evaporato non appena ho acceso la luce sul comodino e mi sono trascinata in bagno per gli abituali preparativi. La trama è perduta. Magari si sarebbe rivelata inutilizzabile, come spesso mi accade, però chissà, magari invece poteva contenere degli spunti interessanti... pazienza, posso solo sperare che alcuni dettagli siano rimasti imprigionati nel mio subconscio, e che riescano comunque a trovare la strada per essere messi su carta, prima o poi.


Per rimanere in tema, un paio di giorni fa stavo tornando a casa dal lavoro e, per ragioni che ora non sto qui ad approfondire, ho deciso di fare un tragitto differente da quello abituale.

La strada che ho scelto, mi ha condotto lungo un tortuoso percorso di campagna. Mentre attraversavo un paese sperduto in mezzo al nulla, mi è tornato alla mente all'improvviso un sogno che mi è capitato di fare diversi anni fa. Credo di averlo sognato due o tre volte in tutto, ma mi è rimasto impresso, soprattutto per la sensazione strana che mi aveva trasmesso. Nonostante si trattasse di un sogno apparentemnte tranquillo, addirittura un pò noioso (un piccolo paese di campagna, costeggiato dall'argine di un fiume, con tante vecchie case, una piazza, una chiesetta, pochi abitanti), l'atmosfera di angoscia e oppressione che lo permeava me lo ha sempre fatto classificare come incubo. Eppure, in un certo senso, era un incubo che facevo volentieri. Era un posto in cui tornavo con piacere, per così dire.

Attraversando questo paese della campagna a sud di Bologna, l'incubo mi si è ripresentato nitido davanti agli occhi, e così ho iniziato a pensare ad una trama da utilizzare per il concorso a tema "Sogno", che scade in luglio. L'idea, che non approfondirò qui almeno fino a quando non sarà meglio defiita, è un pò simile a quella di un Dylan Dog che ho letto un paio di mesi fa, ma la somiglianza è assolutamente involontaria e casuale, in quanto si tratta poi alla fine di due concetti sostanzialmente diversi. D'altronde, credo che non ci sia trama horror che non sia già stata in un qualche modo sviluppata nei fumetti Bonelli.

Perchè questo blog

E perchè no?
Ho bisogno di un posto buio dove esplorare i recessi della mia anima e condividerli con chi vorrà
fermarsi ad ascoltare i miei sussurri e le mie grida.
Siate tutti i benvenuti.