La Fonte Meravigliosa di Ayn Rand




"Io sono qui per dire che non riconosco il diritto di nessuna persona su un singolo minuto della mia vita, né su una sola particella della mia energia."


Non posso dire che il libro della Rand mi abbia lasciata indifferente. Al contrario, sebbene non condivida la sua visione politico/social/filosofica (documentandomi durante la lettura, ho scoperto che Ayn Rand è la fondatrice sell'Oggettivismo, una corrente filosofica che plaude l'individualismo e condanna il socialismo. Diciamo che si tratta di un ramo un po' "di nicchia", perché non è quasi per niente conosciuta da noi, e vabbè, ma anche in patria - acquisita, dato che la scrittrice è russa di origine, e si è trasferita negli USA da ragazzina - è molto poco studiata. Tuttavia, La Fonte Meravigliosa ha avuto un grande successo ed è considerato tra i più importanti classici moderni della letteratura americana), e sebbene non mi interessi praticamente per niente di architettura, la storia mi ha comunque coinvolta e mi sono ritrovata a scorrere abbastanza velocemente le quasi 700 pagine del romanzo liberamente ispirato alla vita di Frank Lloyd Wright, celebre architetto che tra i massimi esponenti dell'architettura cosiddetta "organica", e che tutti conoscono per aver progettato il Guggenheim

Noi Siamo Infinito



"In questo momento, siamo vivi. E, ve lo giuro, in questo momento noi siamo infinito" 

Dopo aver finito ieri il romanzo (e averlo amato moltissimo. QUI il post in proposito), ero curiosa di vedere il film, ma al contempo anche molto dubbiosa, perchè insomma non si sa mai come viene reso un libro, soprattutto un romanzo epistolare abbastanza particolare come questo.

Ma poi tra i titoli di testa ho visto che Stephen Chbosky, l'autore del romanzo, è anche sceneggiatore, regista e produttore del film, per cui mi sono messa tranquilla a godermelo.

Certo ci sono delle differenze rispetto al libro (intanto, che la compilation Charlie la registra per Patrick nel romanzo, non per Sam. Inoltre, viene dato molto spazio alla musica, ma quasi nulla ai romanzi, che invece sono importanti nel libro), molte semplificazioni, e anche appena appena una concentrazione maggiore sull'aspetto romantico della vicenda. Tutto questo, ovviamente, lo si può notare solo se appunto si vede il film quando il libro è ancora fresco in mente, perchè altrimenti la sensazione generale è che il film è abbastanza fedele, e rende piuttosto bene la storia di Charlie e dei suoi amici.

Devo dire che i tre protagonisti mi sono piaciuti molto, e sono contenta di vedere che Emily Watson

Ragazzo da Parete, di Stephen Chbosky




"Tu sei strano, lo sai? Lo sei sempre stato. Lo dicono tutti, fin da quando eri piccolo."
"Sto cercando di non esserlo."
 

Bello, bello, bello.

L'idea originale era di farmi almeno un giorno di stacco, dopo aver finito David Copperfield, prima di mettermi a leggere un altro romanzo, che avevo già deciso essere il libro di Chbosky, perché la trama mi incuriosiva molto (e anche il titolo, sebbene in italiano non renda: perchè almeno non l'hanno intitolato Ragazzo Tappezzeria?).
Volevo quindi prendermi una pausa tra un libro e l'altro, ma poi ieri mattina avevo il Kindle in mano, e ho deciso di leggere le prime righe per farmi un'idea. È andata a finire che l'ho divorato, e adesso che l'ho finito mi dispiace, perché Charlie, il protagonista di questo romanzo epistolare, mi mancherà.
Charlie mi è risultato immediatamente simpatico per due motivi: l'età e i gusti letterari.

David Copperfield, di Charles Dickens



 "Diranno queste pagine se nella mia vita sarò io il protagonista, 
o se tale posto d'onore debba toccare ad altri"


La prima considerazione che posso fare, dopo aver detto addio ai meravigliosi personaggi di questa bellissima storia, è che è un peccato che non abbia letto David Copperfield quando ero ancora in età scolare, a 13-14 anni. Mi avrebbe appassionata tantissimo, credo anche più di quanto non abbia fatto leggendolo ora, con più di 20 anni di ritardo, e di sicuro mi sarei accostata alle avventure del giovane Copperfield nel modo più corretto, dato che è chiaramente un romanzo per ragazzi, nonostante le sue 800 e passa pagine fitte fitte.

La narrazione è semplicemente deliziosa, Dickens non amava i paroloni e il linguaggio che dice tanto senza però dire nulla. Preferisce, per così dire, la sostanza, e questo rende il suo modo di scrivere estremamente piacevole e moderno: 
"Si discorre intorno alla tirannia delle parole, ma ci piace anche farla da tiranni nei loro confronti; troviamo infatti molto gradevole possedere una grande riserva di parole superflue a cui attingere nelle varie occasioni; pensiamo sia importante e produca piacere all'orecchio. E come non ci interessa di approfondire il significato delle nostre pompe nelle occasioni solenni, purché siano abbastanza belle e abbondanti, diamo  un'importanza secondaria al significato o all'utilità delle parole di cui ci serviamo, purché formino grandiosi cortei. E come i singoli incorrono nei guai facendo eccessivo sfogo delle ricchezze, o come gli schiavi troppo numerosi possono finire per ribellarsi ai loro padroni, così credo che potrei fare il nome di un paese che si è trovato molte volte in difficoltà, e incorrerà in altre difficoltà ancor più numerose per voler mantenere un patrimonio eccessivamente vasto di parole."

La prima parte, quella intrisa di forte sofferenza, rapisce il lettore per trascinarlo nel lato oscuro della storia inglese (ma non sono poi forse temi sempre attuali?): il patrigno spregevole e