Un Italiano in America, di Beppe Severgnini




 Questo libro è il frutto di una lunga inesperienza. È il racconto di un anno trascorso negli Stati Uniti, un paese nel quale, mi sono reso conto, si arriva assolutamente impreparati. Quello che avevo imparato in molti viaggi precedenti non è servito a niente, e il bombardamento di «notizie americane» sull'Europa funziona come un riflettore puntato negli occhi: la luce è molta, ma si vede poco. L'America normale — quella che s'incontra uscendo dagli aeroporti, a meno d'essere particolarmente sfortunati — è uno dei segreti meglio custoditi del mondo.



Leggere Severgini è sempre piacevole, in questo periodo poi ho molta voglia di USA (mentre scrivo sto mangiando pancakes con sciroppo d'acero e bevendo caffè americano - quello vero, fatto nel broccone - in un simil-diner italiano, tanto per dire), per cui leggere questo libro mi ha da una parte divertita, dall'altra mi ha messo addosso una voglia ancora più grande di partire ed esplorare quel mondo americano, così famigliare ma al tempo stesso così lontano (ho fatto anche la rima).

In realtà, il libro di Severgnini mi ha fatta più che altro sorridere in senso affettuoso, perché è stato scritto e vissuto 20 anni fa, e il mondo (e anche l'Italia) è cambiato molto da allora, soprattutto grazie a quel world wide web che lui guarda un po' con timore reverenziale (uno dei passi più belli è quando dice
che consultare un giornale online non può avere molto successo, perché è un'operazione lenta e scomoda, e soprattutto il computer non lo puoi portare né in bagno, né in giardino. Peccato che poi sono arrivati i tablet...) Ora non dobbiamo più aspettare 6 mesi per vedere un film (le puntate di alcune serie tv vengono trasmesse quasi in contemporanea con gli USA), non c'è più una sola compagnia telefonica, né è più così complicato e costoso volare. Lo shopping online è una realtà affermata, così come i social. Quando lui scriveva, non c'erano you tube, Amazon, google, la Ryanair, l'adsl e la fibra ottica, le serie tv (non con la diffusione massiva di adesso) e i canali tematici su sky. Per non parlare di iPhone, iPad etc. Insomma, è un altro mondo, completamente diverso nel modo di funzionare, nelle relazioni, nel privato, e vorrei che Severgnini andasse adesso a vivere un anno in America, e ci raccontasse com'è ora. Potrebbe farlo in tempo reale, postando gli aggiornamenti su Facebook oppure tramite podcast. Il che non so se è meglio o peggio.

Insomma, leggere questo libro mi ha riportata ad un'epoca in cui tutto era un po' più semplice, più ingenuo, e non eravamo ancora schiacciati dalla tecnologia, croce e delizia della vita moderna. E la cosa, temo, mi rende un po' nostalgica.


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