Bridget Jones. Un Amore di Ragazzo, di Helen Fielding




Ore 5. Non avrei mai dovuto ributtarmi nella mischia. Mai e poi mai. Mi ero completamente dimenticata di quanto fosse angosciante la domanda: "Perché non chiama?".



Per me la vera Bridget, quella che uso come antidepressivo quando la bilancia mi è nemica per troppo tempo o mi sento più goffa di tutte le mie amiche messe insieme, è sempre e solo quella del primo libro, vera, originale e unica. Già il secondo libro non mi aveva preso bene quanto il primo, perché secondo me la storia poteva benissimo essere autoconclusiva, non c'era davvero bisogno di scoprire cosa fosse capitato ai vari personaggi in seguito. E ancora meno sentivo questo bisogno adesso, dopo tutti questi anni: nella mia mente Bridget era felicemente sistemata con il suo Mark Darcy, un perfetto lieto fine per un'eroina tutt'altro che perfetta, e per questo molto amata. Ritrovare una Bridget
vedova ed infelice, con due figli piccoli e il cuore spezzato ha steso un velo amaro su tutta quanta la storia, e non era davvero necessario, per i miei gusti...
Comunque, ovviamente non potevo non leggerlo, e avendo accuratamente evitato ogni spoiler, non sapevo cosa aspettarmi.

Devo dire che, mentre mi è piaciuta la grande attenzione rivolta a Twitter (dal punto di vista dell'analisi della società moderna, è un mezzo di comunicazione importante - tutti i social lo sono- ed è divertente vederne descritte le varie assurdità in un romanzo), per buona parte ho invece trovato il romanzo poco credibile e un po' "già visto", nel senso che di nuovo Bridget si trova ad avere a che fare con due uomini, uno giovane, disinibito e con il quale intraprende una relazione leggera, ma che alla fine si dice pronto ad accasarsi con lei anche se entrambi sanno che non durerebbe (insomma, un po' un Daniel Cleaver versione Toy Boy), e uno serio, affidabile, superuomo, maturo e ricco, che per buona parte del romanzo sembra trattarla con sufficienza - e in sua presenza Bridget inanella una bella serie di figuracce - e invece alla fine si scopre essere innamorato di lei (ossia praticamente la stessa cosa che è successa con Mark). Insomma, anche se con opportune variazioni, la storia bene o male si ripete, e questa è stata un po' una delusione.
Poi vabbè, Bridget dovrebbe essere una madre single, ma in realtà è ricca grazie a Mark, per cui ha una tata a tempo pieno che si occupa dei bambini per lei, non deve lavorare e può fare quello che vuole.
Inoltre, il fatto che becchi praticamente da subito un Toy Boy bellissimo, sexy, simpatico, divertente e pure innamorato mi pare un po' forzato...
Vabbè, insomma, stringendo: io avrei lasciato in pace Bridget alla fine del terzo libro. Dopo tutto questo tempo, un seguito non era né richiesto, né necessario.
Chiarito questo, il romanzo è in tutto e per tutto un romanzo di Bridget Jones, divertente e pieno zeppo di calorie, sesso, goffaggine e figuracce, buoni propositi non mantenuti, alcol e amici assurdi.


Il fatto che le cose vadano per il verso giusto non ha niente a che vedere con l'aspetto esteriore, dipende tutto da come stai dentro.

Adesso basta. Come dice il Dalai Lama su Twitter: "Non possiamo evitare il dolore né il lutto. La serenità è il frutto della naturalezza e dell'elasticità con cui sappiamo affrontare i cambiamenti". 
Potrei andare a yoga per diventare più flessibile.
O potrei uscire con gli amici a sbronzarmi.

"Ricorda quello che ti ho detto: non andare a letto con qualcuno troppo presto".
"Hai detto di non farlo "se non mi sentivo ancora pronta", non di non farlo "troppo presto"" ho precisato prima di riferirle il punto di vista di Tom. "E ci stiamo messaggiando da settimane. Cioè, è un po' come ai tempi di Jane Austen, quando la gente si scriveva lettere per mesi e mesi e poi si sposava in quattro e quattr'otto, no?"
"Andare a letto con un ventinovenne conosciuto su Twitter non è "un po' come ai tempi di Jane Austen"."

Ma perché oggi i televisiori hanno tre telecomandi per un totale di novanta tasti? Se si escludono i nerd tredicenni che si sfidano da una cameretta all'altra a colpi di tecnologia, il resto del mondo si sente completamente tagliato fuori.

Mi ha sollevata come se fossi leggera come una piuma (e vi assicuro che non lo sono, a meno che non stiate pensando alla pesantissima piuma di un qualche uccello preistorico)

"SONO DEI BAMBINI!" ha urlato improvvisamente Mr. Wallaker. "Non sono prodotti! Devono essere aiutati a costruirsi una buona immagine di sé, non sviluppare un ego smisurato. Hanno bisogno di sicurezza, di divertimento, di fiducia e di affetto. Devono capire che ci sarà sempre - sempre -  qualcuno più o meno bravo di loro, e che la loro autostima dipende soltanto da chi sono, da ciò che fanno e dalla loro abilità nel farlo."






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1 commento:

Unknown ha detto...

Io ho letto questo libro in lingua originale e, anche se non mi è piaciuto molto il finale, il libro nel complesso l'ho apprezzato. Non capita spesso (almeno per me è quasi una novità) che una donna di 50 anni sia la protagonista di un romanzo.